Un treno che viaggia sempre in ritardo

Dal 2006 il World Economic Forum pubblica ogni anno il Global Gender Gap Index, una classifica del divario di genere misurato su quattro aree sociali fondamentali: economia, politica, salute e formazione. Nel 2018 l’Italia era 70esima su 149 Paesi, superata da stati che critichiamo per i loro modelli culturali. Anche se rispetto al 2017, anno in cui l’Italia era 82esima, sono stati fatti dei progressi, la strada per l’uguaglianza di genere è ancora molto lunga. La lotta per l’uguaglianza è infatti un treno che da sempre viaggia in ritardo. L’indice globale della differenza di genere è pari al 68%, che significa che dobbiamo migliorare di un ulteriore 32% per arrivare alla parità.

Ancora oggi noi donne lottiamo per ottenere l’uguaglianza del salario (anche Alberto lo scorso anno ne ha parlato in un suo articolo), per non subire violenza, per non essere discriminate nel mondo del lavoro, dell’istruzione e in vari altri aspetti della vita quotidiana. Ancora oggi per la società in cui viviano la madre è solo colei che accudisce i propri figli, mentre è il papà a provvedere al sostentamento della famiglia. Ancora oggi la nostra immagine è oggetto di discussione quotidiana, come se le nostre scelte su come vestirci, truccarci e pettinarci, debbano essere necessariamente approvate da qualcun altro.

Grazie agli esempi che ho avuto nella mia famiglia e che ho incontrato in questo lavoro, mi sono resa conto di quanto la forza fisica, mentale ed il coraggio appartengano tanto alle donne quanto agli uomini. Lo testimoniano le tante storie di fuga di quelle donne che hanno lasciato il proprio paese in cerca di un riscatto sociale e di una vita migliore per loro stesse e per la loro famiglia, quelle donne che hanno avuto il coraggio di denunciare le violenze subite rischiando la propria pelle e quelle donne che “ogni giorno” si battono affinché gli venga riconosciuta la dignità che meritano.

In questo lungo e lento processo che porta all’uguaglianza, l’educazione ha ruolo fondamentale. Educare le persone e i bambini al rispetto e all’accettazione delle differenze, significa mettere le fondamenta per una società civile e accogliente.

Recentemente ho letto un libro di una scrittrice iraniana di cui mi ha colpita una frase in particolare: “proprio noi che abbiamo voluto preparare il terreno alla gentilezza, non siamo riusciti ad essere gentili”. Se fino ad oggi non è ancora stato fatto, spero che da oggi inizieremo a praticare gentilezza, non soltanto verso le donne, ma verso chiunque sia stato discriminato.